Nuova Pac: abbiamo scherzato, tutto torni come prima!
di Cristina Micheloni
Ricordate l’ampia consultazione dei cittadini europei condotta dalla Commissione nel 2016-17, quella cui avevano partecipato 60.000 persone? Quella sulla modernizzazione e semplificazione della Politica Agricola Comune (PAC)?
Da lì era uscita forte e chiara la richiesta di concentrare le risorse della PAC, che non sono noccioline, ma ben il 30% del bilancio comunitario, su attenuazione e adattamento al cambiamento climatico e tutela della biodiversità, ovvero sull’urgenza di cambiare rotta e retribuire non le rendite di posizione ma i servizi agro-ambientali che gli agricoltori forniscono.
Dopodichè la Commissione ci ha fatto ben sperare con la pubblicazione dell’European Green Deal ed la relativa declinazione agricola – la strategia dal campo alla tavola- dove si sono messi nero su bianco degli obiettivi ambiziosi ma di certo impatto: 25% SAU bio, -50% fitofarmaci, -20% fertilizzanti e -50% antimicrobici in zootecnia e acquacoltura entro il 2030.
Ci avevate sperato? Avete preso tutto sul serio e avete pure dedicato del tempo alla consultazione?
Ebbene, sappiate che il 19 e 20 ottobre il Parlamento Europeo ha votato a larghissima maggioranza (Popolari, Socialisti e Democratici, EFDD…insomma tutti, con qualche eccezione individuale) per NON includere quanto stabilito nel Green Deal nel testo della nuova programmazione della PAC!
In sostanza, significa lasciare il 60% delle risorse agli aiuti diretti, quelli “soliti” che premiano la superficie e non quello che l’agricoltore ne fa. Il 20% che è stato riservato agli eco-schemi (ben meno di quanto inizialmente richiesto) è a serio rischio causa la subdola frasetta che “stabilisce che i fondi non spesi nei primi due anni potranno essere distribuiti attraverso altri canali”… scommettiamo che nei primi due anni non si riusciranno a spendere? Inoltre, ogni Stato Membro può dare spazio alla propria creatività nel definire i contenuti degli eco-schemi. Nonostante qualche emendamento positivo per il settore del bio, la programmazione ne esce assai compromessa e ben lontana dalle ambizioni della Commissione, che rappresentavano quelle della società civile, ovvero quella che “ci mette i soldi”.
Ora la palla passa al trilogo, ovvero la negoziazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio, che dovrebbero arrivare a conclusione nell’aprile 2021, ma già da ora è chiaro che si può sperare di evitare il peggio ma certo non di ambire a qualcosa di meglio del business as usual degli ultimi 30 anni.
Questa volta però non è responsabilità (il concetto di “colpa” non mi appartiene) dei cattivi burocrati di Bruxelles! La consapevole responsabilità sta tutta sulle spalle degli euro-parlamentari, quelli che abbiamo eletto noi cittadini, e per una volta quelli italiani si sono resi protagonisti… di un film davvero brutto, che avremmo preferito non vedere.
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