Facciamoci del bene!
di Cristina Micheloni
A fine anno non ci si può tirare indietro, bisogna formulare i buoni propositi per l’anno che verrà, soprattutto dopo un anno complicato come quello che sta andando a conclusione.
E allora proviamoci, qualcosa di facile, che magari riusciamo anche a portare a compimento: facciamoci del bene!
Detto dal punto di vista alimentare significa ricordare che frutta e verdura, vegetali in genere, sono alla base della corretta piramide alimentare. Ma proprio su frutta e verdura ci arrivano i recenti dati pubblicati nel dossier di Legambiente “Stop Pesticidi 2020”: su circa 6000 campioni analizzati da laboratori pubblici in diverse regioni nel 2019, risulta che una buona metà dell’orto-frutta contiene uno o più residui di fitofarmaci, percentuale che sale al 70% nella frutta. Quasi tutti ortaggi e frutta regolamente commercializzabili perché i residui sono al di sotto della soglia legale (tranne l’1,2%), ma ben il 27% con più di un residuo, cosa che per la normativa vigente è accettabile, perché non considera le interazioni e possibili effetti sinergici sulla salute umana tra molecole diverse. Esempio eclatante: un campione di pere con 11 molecole riscontrate ma comunque regolarmente commercializzabile.
Peggio vanno le cose su prodotti che provengono da fuori Unione Europea ed impressiona la quantità di residui su prodotti considerati “salutistici”, come le bacche di goji o il te verde.
Ci sono anche i prodotti bio, 359 campioni, di cui 353 privi di residuo alcuno e 6 con residui sotto i limiti legali. Insomma una bella e sostanziale differenza!
Ritorniamo ai buoni propositi: farci del bene mangiando tanta frutta e verdura biologica e locale.
Così facendo non facciamo solo del bene a noi stessi ma pure al pianeta, perché quegli stessi residui che fanno male a noi fanno ancor peggio ad api e pronubi, alla fertilità del terreno ed alla qualità di aria ed acqua. E nulla diciamo sull’importanza dei vegetali per ridurre l’impatto climatico.
Invece gli italiani preferiscono le scorciatoie, ovvero non fare prevenzione anche attraverso l’alimentazione (anzi la dovremmo chiamare responsabilità civica, visto che non pertiene solamente la salute individuale), ma spendere in pillole.
Dati alla mano: nel 2019 gli italiani hanno speso 3,6 miliardi di euro di supplementi alimentari, all’interno dei quali i probiotici sono la voce più importante, con una spesa pari a 418 milioni di euro, cosa che rappresenta il 27% dell’intero consumo dell’Unione Europea.
In altre parole, si mangia male, si usa il pretesto del costo troppo alto dei prodotti bio, si danneggia l’ambiente e poi si spende in “rimedi”, che costano ben di più di broccoli, cavoli, radicchi, mele e kiwi… tanto per stare sui prodotti di stagione, e che “rimediano” fino ad un certo punto!
Buon 2021, non chiediamo miracoli ma semplice e banale ragionevolezza!
ecco qui il dossier completo di Legambiente: https://bit.ly/37YWmAH