Patate, le diverse scelte varietali
di Cristina Micheloni
A guardar fuori dalla finestra non sembra ma è già ora di iniziare a pianificare l’orto, sia per chi lo fa da hobbista (categoria fortemente incrementata dal lockdown) e, ancor di più, per chi lo fa di professione.
Soprattutto per chi fa vendita diretta le patate sono un caposaldo, nel senso che non possono mancare, devono essere buone e anche disponibili per tutto l’anno, o almeno per il periodo più lungo possibile. Dal punto di vista dell’orticoltore, però, bisogna guardare anche alle caratteristiche della pianta ed alle relative esigenze o potenziali difficoltà di coltivazione.
Ecco quindi che scegliere la/le varietà più adatta/e alle condizioni di coltivazione ed alle esigenze dei clienti che poi le acquisteranno è un elemento chiave, che proprio in questo periodo si estrinseca con gli ordini ai fornitori dei tuberi-seme.
Che caratteristiche di devono prendere in considerazione?
- La forma (ovale, tonda, allungata e bella complicata come quella delle locali cojonaris)
- il colore della buccia (rossa come la Desiree o gialla come la Agata) ma anche più o meno spessa, resistente ed omogenea
- il colore della polpa (bianca, gialla e fino al blu o viola delle specialità)
- la resistenza/tolleranza alla peronospora, principale avversità della coltura, non cosa da poco per chi coltiva in bio, tra queste la Carolus, la Levante la Twister e la Alouette
- la classe di maturazione (precocissima, quella delle patate novelle, precoce o tardiva) fattore che dipende anche dal momento e condizioni della semina
- la produttività, anche qui però considerando il terreno, il clima ed metodo di coltivazione, quindi ognuno deve farsi la propria esperienza e non contare solo sulle prove varietali standard
- la resistenza alla conservazione prolungata, cosa che ne condiziona la disponibilità durante l’anno
- c’è poi il più complicato aspetto delle caratteristiche organolettiche e delle predisposizioni d’uso. Al di là delle sacrosante preferenze individuali, ci sono patate più farinose o più compatte, più dolci o più sapide, ma soprattutto più adatte alla bollitura piuttosto che alla frittura (come la Agria), a farci il purè piuttosto che gli gnocchi (come la Diva). E poi ci sono quelle jolly, che vanno bene un po’ per tutto ma non sono perfette per nulla, quindi ben si adeguano al consumatore poco attento ma danno poca soddisfazione a chi in cucina si cimenta con passione.
Insomma l’orticoltore attento ha la possibilità di scegliere una combinazione di varietà adatte alla propria coltivazione e farne un punto di eccellenza dell’offerta al consumatore. Ovvio che pure il consumatore deve essere informato ed attento: potrebbe formarsi quella che gli esperti di marketing chiamano una situazione win-win, che in altre parole significa “far tutti contenti”.
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