Alla salute dei lombrichi!
Di Daniela Peresson – Articolo pubblicato su Il Piccolo
Questa piovosa primavera ci ha dato sicuramente modo di osservare, sul marciapiede che circonda il prato di un giardino ad esempio, un buon numero di lombrichi che cercano salvezza dall’acqua che ha invaso le loro gallerie; purtroppo, appena il sole si fa largo fra le nuvole, saranno destinati a morte sicura.
Ma appena smetterà di piovere e le temperature si alzeranno, nei terreni ecco comparire un gran numero di turricoli, segno evidente che in quel luogo i lombrichi trovano buon stare!
Ma perché parliamo di lombrichi? Perché ci interessa il terreno e la sua salute, che non può prescindere dalla presenza e dall’attività di questi instancabili lavoratori che in un anno producono da 40 a 100 t/ha di vermicompost, riciclando fino a 6 t/ha/anno di sostanza organica!
Si nutrono infatti di sostanze organiche ma anche delle particelle minerali del suolo, grazie a questi ingredienti costruiscono stabili strutture glomerulari (un miscuglio di argilla e humus) che conferiscono al terreno porosità, sofficità e quindi meno compattamento, erosione e perdita di elementi minerali. Si muovono verticalmente nel terreno lasciando sulla superficie i loro turricoli che presentano una maggiore concentrazione di nutrienti indispensabili alle piante e cioè 5 volte più azoto, 7 volte più fosforo e ben 11 volte più potassio del terreno circostante.
Con le loro gallerie creano un ambiente adatto per la vita di batteri, attinomiceti e funghi, loro fondamentali collaboratori nelle attività di trasformazione e di costruzione della fertilità del suolo.
È impossibile non riconosce il ruolo fondamentale che questi piccoli esseri svolgono, ma di che cosa hanno bisogno o meglio che cosa possiamo fare per favorirli?
Non distribuire alle piante e al terreno pesticidi (erbicidi, insetticidi, ecc.); non invertire gli strati del terreno (cioè non portarli in superficie) con arature profonde o lavorazioni troppo intense e frequenti; permettergli di respirare, cioè evitare il compattamento del terreno che deve essere soffice e aerato; fornire loro da mangiare sostanza organica apportandone grandi quantità al terreno, esattamente quello che è obbligatorio fare in agricoltura biologica, sostanza organica che loro ci restituiscono perfettamente digerita e aggregata nei glomeruli del terreno.
Purtroppo pochi di noi conoscono la “vita” che il terreno ospita e anche i lombrichi, a parte qualche incontro occasionale, sono dei perfetti sconosciuti perché vivono per lo più sotto terra, lavorano silenziosamente e di loro non ci accorgiamo.
Il naturalista inglese C. Darwin nel suo importantissimo studio sui lombrichi riporta:
“L’aratro è una delle più antiche e valide invenzioni dell’uomo ma, molto prima della sua esistenza, la terra veniva arata regolarmente dai lombrichi.” – C. Darwin, 1882