Dalla puntata del 30 maggio di Vita nei Campi, di Rai Radio 1 del Friuli Venezia Giulia. L’intervento di Cristina Micheloni, qui puoi sentire l’intera puntata clicca l’intera puntata del programma.
Periodo di polemiche sul bio e attorno al bio… pretestuali, inutili, discussioni surreali e purtroppo soprattutto strumentali per non mettere nulla in discussione e concludere che l’agricoltura così com’è va bene e la si deve continuare a finanziare, senza chiedere miglioramento alcuno (ambientale, sociale, nel benessere animale, economico reale per gli agricoltori e non solo per chi vive e prospera attorno agli agricoltori ).
Allora affrontiamo con scienza e numeri uno dei refrain più frequenti “sì bello il bio, ma se tutta l’agricoltura fosse bio non ci sarebbe abbastanza da mangiare per tutti”.
…a parte il fatto che nemmeno ora c’è abbastanza da mangiare per tutti e non è perchè non si produca abbastanza, ma assolutamente per fattori alieni dall’agricoltura… mentre abbiamo il 50% della popolazione europea costosamente in sovrappeso.
Pubblicazione su Nature a firma di un gruppo coordinato da Adrian Muller ci dice che:
- l’agricoltura biologica ha comprovati effetti positivi sull’ambiente nelle sue diverse declinazioni (sull’acqua, sulla fertilità del terreno, sulla biodiversità, sulla qualità dell’aria, sulla riduzione dell’emissione di gas serra ….)
- in media ha tuttavia una minore produttività per unità di superfice rispetto al convenzionale e quindi se misuriamo la sostenibilità sul kg di prodotto, il biologico evidenzia qualche criticità. Cosa che richiederebbe una maggiore superfice coltivata… e che facciamo? Continuiamo a deforestare? Certo che no, dobbiamo ampliare il ragionamento.
Se guardiamo all’intero sistema alimentare, e non solo all’agricoltura, dobbiamo “mettere sul tavolo” almeno altri due fattori di criticità:
- l’insano consumo di prodotti zootecnici, per il cui ottenimento si occupa una larga fetta dei terreni agricoli, andando così a competere con l’uso del suolo per produrre direttamente cibo;
- lo spreco di alimenti, lungo tutta la filiera, che comporta un proporzionale spreco di terre agricole.
Allora mettiamo tutto assieme e ne esce che potremmo trasformare tutta l’agricoltura mondiale in bio ed avere più che abbastanza cibo a disposizione di tutti, di ottima qualità e con tutte le ripercussioni ambientali e sociali positive che il bio implica, se:
1. riduciamo significativamente il consumo di prodotti di origine zootecnica e spostiamo la zootecnia su foraggi e mangimi che non vadano in competizione con il cibo
2. riduciamo lo spreco alimentare.
Entrambe cose possibili.
Attenzione: non significa una svolta monacale ed ascetica, non è obbligatorio che tutti diventino vegani e che lo spreco sia azzerato…. Basta metterci un po’ di volontà e imboccare la strada del migliormento delle proprie abitudini.
Ora ci sarebbero pure degli strumenti politici di orientamento, il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza, la nuova PAC, la strategia Farm to Fork…
ma bisogna volerlo davvero fare e non trovare tutte le scuse per rimanere seduti e saldi sul business as usual!
Chi non è pronto o per i propri interessi non lo vuole fare… almeno non ce la racconti e non istituisca anacronistiche ed infondate cacce alle streghe.