Dalla puntata del 27 giugno di Vita nei Campi, di Rai Radio 1 del Friuli Venezia Giulia. L’intervento di Cristina Micheloni, qui puoi sentire l’intera puntata clicca l’intera puntata del programma.
L’andamento meteo di questa annata agraria pone ai coltivatori di seminativi non poche difficoltà.
A partire dalle lunghe piogge autunnali, passando per la siccità d’inizio anno e dalle successive bizze per arrivare alle attuali alte temperature, accompagnate da non pochi danni causati, alla semina, da colombacci e altri volatili, la situazione è tale per cui ancora diversi terreni non sono stati seminati o hanno una copertura non soddisfacente.
Chi opera in bio ha una complicazione in più, infatti le regole sulla rotazione colturale impediscono di riseminare la medesima coltura se non dopo due cicli di colture diverse (di cui almeno uno di leguminose in purezza o miscuglio).
Siccome anche la scorsa primavera gli eventi hanno indotto molti verso la soia, giacchè sopporta semine tardive, quest’anno la medesima non può essere seminata sugli stessi appezzamenti che l’hanno ospitata lo scorso anno.
Ecco quindi il problema di che cosa seminare ora, sempre avendo in mente il fatto che in un’azienda biologica il terreno scoperto è il male assoluto, perchè comporta perdita di fertilità, soprattutto organica, e lascia spazio alle malerbe, che poi ritornano, con l’interesse, negli anni successivi. Per non dire della perdita economica.
Torna quindi particolarmente utile il discorso più volte fatto in questo spazio radiofonico, ovvero diversificare e inserire nella rotazione colture a ciclo breve che possano fungere da utile jolly.
In pratica, visto il periodo, mi riferisco a grano saraceno, miglio e magari una leguminosa come il fagiolo dall’occhio. Hanno tutte cicli brevi che andranno a chiudersi per settembre, un mercato, anche locale, e ben sopportano le alte temperature… magari un po’ di acqua alla semina la gradirebbero.
Se non si riesce a inserire una coltura “cash” almeno si pensi ad un sovescio estivo, magari un sorgo sudanese che le infestanti le tiene sotto controllo e produce un bel po’ di sostanza organica, oppure una crotalaria (che è una leguminosa con tutte i vantaggi che ne conseguono), oppure ancora le colture di prima ma senza puntare a raccoglierle.
Come al solito: per i sovesci sempre meglio un miscuglio.
Sulle colture seminate e in accrescimento, ma con una copertura non soddisfacente, piuttosto che patire a rincorrere le malerbe che si sviluppano negli spazi vuoti, meglio pensare ad una trasemina con essenze che rimangano basse e non interferiscano con la coltura principale, magari seminandola anche solo nelle aree dove la coltura più langue.
Volendo essere positivi, attitudine che aiuta anche l’agricolo, il contesto e le condizioni ci mettono nell’opportunità di provare, magari su una superfice limitata, qualcosa con cui altrimenti non ci saremmo mai cimentati!
Le leguminose da granella e i cereali o pseudocereali privi di glutine hanno di certo un futuro… quindi proviamoli quest’anno, che magari poi negli anni a venire è una esperienza che ci torna buona.