Dolcezze d’autunno
Di Daniela Peresson – Articolo pubblicato su Il Piccolo
Tra le diverse piante che è possibile mettere a dimora in giardino per consumarne i frutti, ma anche per abbellire o creare una zona d’ombra in vicinanza dell’abitazione, ci si indirizza spesso verso ciliegio, melo, pero, pesco, specie che però richiedono qualche competenza nella gestione, in particolare per quanto riguarda la potatura e la difesa dai parassiti. Una specie forse un po’ trascurata o apprezzata da pochi estimatori è il fico, pianta che in questo periodo esprime, con la sua produzione, il massimo della dolcezza frutticola!
Originario dell’Asia occidentale e particolarmente apprezzato da Greci e Romani, si è diffuso in tutto il Mediterraneo, la sua coltivazione è probabilmente precedente alle prime coltivazioni di cereali (8.000 anni fa…)!
Predilige climi caldi (e può subire gravi danni in caso di forti abbassamenti della temperatura), terreni senza ristagni e ricchi di sostanza organica, richiede però irrigazioni nel caso di giovani piantine nei periodi estivi di grande siccità.Le nuove piante vengono messe a dimora in autunno o ad inizio primavera e, a differenza di molte altre specie, non necessitano di innesto per cui possono essere facilmente prodotte per talea (metodo di moltiplicazione vegetativa per ottenere una pianta identica alla pianta madre) in questo periodo, a partire dal ramo di una pianta di cui conosciamo e apprezziamo le caratteristiche del frutto.
In realtà il prodotto della pianta del fico non è un vero frutto ma un’infiorescenza detta siconio che all’interno presenta centinaia di fiori femminili che si evolvono formando delle piccole drupe (i veri frutti), carnose e dolci. Alcune varietà producono siconi in due momenti diversi dell’anno: i fioroni che maturano a primavera e i fichi veri che maturano tra la fine dell’estate e l’autunno; altre varietà producono solamente i fichi veri.
E l’impollinazione?
È curiosa e complicata la biologia di questa specie, i fiori maschili con il polline sono presenti solo nei siconi dalle piante del caprifico (fico selvatico) e il polline viene trasportato dal caprifico ai siconi del vero fico solo da uno specifico imenottero: Blastophaga psenes (niente api, niente bombi). Alle difficoltà la natura trova spesso facili soluzioni: la maggior parte delle varietà di fico coltivato producono, per fortuna, fioroni e fichi per via partenocarpica cioè senza la necessità di impollinazione.
Per gli interessati di prelibatezze e biodiversità locali consigliamo il Figo Moro di Caneva dal frutto piccolo di colore nero violaceo a maturazione, con buccia e sottile e polpa profumata.