Il riposo invernale
Di Daniela Peresson – Articolo pubblicato su Il Piccolo
L’organizzazione di un piccolo orto porta spesso a fare delle scelte più o meno obbligate e fra queste il dedicarsi alla coltivazione di un certo tipo di ortaggi piuttosto che di altri. Non vi è dubbio che in primavera l’interesse e il piacere del lavoro all’aria aperta, e quindi all’orto, porti molte persone ad avvicinarsi a questa attività scegliendo, per necessità stagionale, la coltivazione di orticole primaverili-estive.
Qualcuno inizierà con piselli, ravanelli, rape rosse e cappucci, da seminare e trapiantare già a inizio primavera, ma la maggior parte degli orticoltori hobbisti si rivolgerà alle estive per eccellenza, le solanacee: pomodori, melanzane, peperoni ma anche zucchine e cetrioli, angurie e meloni, a partire da fine aprile. Se le colture primaverili una volta raccolte permettono, in successione (a luglio e agosto), la messa a dimora di ortaggi autunno-vernini, lo stesso non è possibile per le estive che invece occupano il terreno fino ai primi freddi e quindi, dopo di loro, non ci sarà tempo per nient’altro.
L’orto si troverà quindi, in questo periodo, così suddiviso: una piccola superficie con specie autunnali quali crucifere (cavoli diversi), radicchi, finocchi, ecc. in raccolta nei prossimi mesi, e una parte più estesa, con i resti delle coltivazioni estive. Che fare?
Approfittando del bel tempo è bene preparare l’orto per l’inverno eliminando i residui delle piante a fine ciclo accumulandoli nel compost o nelle aree di recupero del verde (se le piante erano particolarmente colpite da funghi o insetti), e sistemando la superficie del terreno.
Sappiamo bene che il terreno, la vita che esso ospita e la sua fertilità sono il fondamento di una buona (e anche sana) produzione orticola, non va disturbato con lavorazioni troppo energiche, che al momento proprio non servono, né va lavorato invertendone la stratificazione, fatto sempre da evitare eche porterebbe in superficie chi è abituato a stare sotto e viceversa.
Il terreno va coperto (sempre ma soprattutto in questa stagione), per evitare erosioni da ruscellamento, compattamento e distruzione della struttura superficiale in caso di forti piogge, con materiali vegetali diversi: paglia ma anche fieno che proteggeranno e andranno pian piano ad integrare la frazione organica del suolo.
Possiamo anche coltivare alcune specie erbacee che proteggono con la loro massa il terreno, ne migliorano la struttura con le loro radici e addirittura, se leguminose, lo arricchiscono in azoto. Che vogliamo di più? Questa pratica si chiama sovescio e il migliore, in questo periodo, è un miscuglio di graminacee (orzo o avena o altri cereali) e leguminose (veccia o pisello da foraggio), quest’ultime perfette anche in purezza, tutto reperibile nelle agrarie più fornite.