Dalla puntata dell’22 maggio 2022 di Vita nei Campi, di Rai Radio 1 del Friuli Venezia Giulia, l’intervento di Cristina Micheloni. Qui puoi sentire l’intera puntata del programma.
Al di là delle parole di moda, come circolarità, sostenibilità, bioeconomia… un fatto tangibile è l’attuale prezzo dei fertilizzanti di sintesi e la loro sempre più precaria disponibilità, anche a causa di accapparramenti strategici da parte di alcuni paesi. Anche i prezzi dei fertilizzanti organici non scherzano quanto a rialzi.
Un altro fatto concreto e tangibile è quello relativo al nostro “inquinante spreco” di nutrienti derivante dai rifiuti urbani. Tanto per descrivere quello che succede in Regione, i dati di ARPA riportano la produzione annua di poco più di 65mila tonnellate di rifiuti organici raccolti, cui se ne sommano circa 80 mila derivanti dalla raccolta del verde, che, dopo compostaggio o fermentazione, diventano 50mila ton di ammendante misto e 16mila ton di ammendande verde.
Se un tempo il punto in cui gli alimenti e gli altri scarti antropici ritornavano alla terra era la concimaia, ora è la discarica, tant’è che qualcuno ha proposto la convincente definizione di letame urbano.
Putroppo però gli umani, a differenza dei bovini, non sono poligastrici e non riposano su lettiera vegetale ma piuttosto su tanta plastica. La conseguenza è che il letame urbano spesso contiene residui che lo rendono incompatibile con il buon uso agricolo: plastica, sia quella che si vede che, peggio, quella che non si vede, pezzi di vetro, metalli pesanti dalle pile ed altre amenità.
Però tutto questo si può migliorare con una migliore separazione dei rifiuti: possibile che non siamo disposti a fare un piccolo sforzo in questo senso?
Un altro dato dell’ARPA: nel rifiuto secco residuo c’è ancora un buon 20% di organico che potrebbe tornare ai campi se fosse separato alla fonte: possibile che anche qui non si possa agire da umani responsabili… responsabili del proprio letame.<
Tanto per passare dal locale al globale: nell’Europa a 27 si producono annualmente circa 30 milioni di ton di compost da rifiuti organici e quasi altri 2 milioni sono le tonnellate di compost prodotti a livello domestico.
Tradotti in azoto, fosforo, potassio ecc.: ogni tonnellata di compost contiene, in media, fino a 15kg di azoto, 12kg di fosforo e poco meno di potassio. A voi fare le moltiplicazioni… ma è tanta roba, che potrebbe essere tanta “roba buona”, perchè accompagnata da più di 400kg di sostanza organica, quella che fa l’humus, utilissimo anche per tutte le altre funzioni del suolo…. che hanno a che fare con l’acqua, la struttura, la capacità di resistere ad eventi climatici estremi e di stoccare carbonio invece che emettere gas serra.
Un’altra opzione molto interessante e in grado di ottimizzare tutto: ricircolo sostanza organica, limitazione trasporti, tempistica perfetta, è il compostaggio aziendale, intendo in azienda agricola, sia dei propri residui organici e, perchè no, anche di fonti limitrofe.
E perchè è così poco frequente?
Beh, la normativa diciamo che non aiuta affatto e il bravo contadino che si voglia cimentare con il cumulo del compost corre gli stessi rischi di chi scarica la botte in un fosso o brucia la plastica in cortile! Esagero? Forse… però una revisione in chiave “saggezza” dei reali rischi di inquinamento di questa pratica sarebbe sacrosanta.