Di Loretta Cogoi
Passando lungo la strada o mentre siamo in coda al semaforo, capita di alzare gli occhi verso un balcone, o un terrazzo, attratti da una macchia di colore, o da una pianta particolarmente rigogliosa. E dopo aver apprezzato o disapprovato, ci chiediamo: ma lì chi ci abita, chi cura quel terrazzo?
Il terrazzo del perfezionista
Il perfezionista “arreda” il terrazzo con profusione di piante in contenitori alla moda normalmente dotati di impianto di irrigazione. La scelta, la coltivazione e la cura delle piante sono un fatto secondario, il risultato ricercato è una massa ordinata, composta e attraente, quasi un prolungamento dell’arredamento della sua abitazione.
Qui il margine di errore viene ridotto al minimo, impianti e sostituzioni di esemplari non conformi vengono eseguiti da personale specializzato, i vegetali vengono scelti per le loro caratteristiche estetiche e di robustezza, non c’è spazio per l’improvvisazione o per l’estro del momento.
Le piante, fertilizzate a scadenza fissa, irrigate dall’impianto secondo la stagione, diremmo ben pasciute, non fanno a tempo ad emettere nuovi germogli che il giardiniere incaricato le pota nuovamente, affinché il progetto originario mantenga inalterate nel tempo le sue caratteristiche.
In effetti il balcone del perfezionista è nato e concepito sulla carta, forme e dimensioni sono state valutate a tavolino con un professionista del settore, la cura viene delegata, per contratto, ad esperti giardinieri e nessuna di queste persone frugherà mai fra la vegetazione per scoprire un piccolo fiore o una coccinella a primavera. Il perfezionista, lo ignora, ma ha il pollice grigio scuro.
Il terrazzo di chi non ha tempo
I terrazzi che non notiamo quasi mai, quelli che non hanno neppure un geranio fiorito sono quelli dei “senza tempo”. Il senza tempo conduce una vita indaffarata, fuori casa, il terrazzo lo usa solo per custodire la scopa e organizzare la raccolta differenziata. Potrebbe capitare di scorgere, sul suo terrazzo, l’abete di Natale a primavera inoltrata, abete rigorosamente sintetico. La coltivazione di una qualsiasi specie vegetale non lo interessa, non subisce il fascino di una primula a fine inverno o l’allegria di una petunia estiva. L’unica eccezione, alla sua indifferenza, è rappresentata dal basilico. Il senza tempo coltiva il basilico, per usi culinari, sul lavello della cucina, e appena le foglie ingialliscono e avvizziscono prontamente lo sostituisce. Il senza tempo ha il pollice nero e sa di averlo.
Gli spazi in vista delle nostre case e il verde che vi alloggia sono come un biglietto da visita con l’impronta digitale del nostro pollice.
E tu che pollice hai?