UN CEREALE SCONOSCIUTO

15.02.2023

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di Daniela Peresson – AIAB FVG

Articolo pubblicato sul Piccolo il 03.02.2023

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha dichiarato il 2023 “Anno internazionale del miglio”. Il miglio è un cereale e quindi trova poco spazio in una rubrica dedicata all’orto, ma essendo ancora presto per i nostri consigli riguardo alla preparazione del terreno e alle primissime semine, andiamo a scoprire le caratteristiche di un cereale a cui viene attribuito un così importante riconoscimento.
Perché il miglio? Nelle diverse aree del nostro pianeta ne vengono coltivate numerose specie (si parla infatti di migli), interessanti per gli aspetti nutrizionali e per la loro resilienza nell’adattamento ai cambiamenti climatici; forniscono un’opzione economica e nutriente, sono radicati nella cultura e tradizione di molti popoli e possono contribuire alla loro sicurezza alimentare ed alla trasformazione degli attuali sistemi agroalimentari; è necessario quindi aumentare gli sforzi per promuoverne la coltivazione.
Queste le motivazioni a livello globale, ma da noi? In Europa e anche nella nostra Regione era coltivato fino all’arrivo del mais dall’America che lo ha totalmente soppiantato; i due condividono lo stesso periodo estivo di crescita e a vantaggio del mais le maggiori produzioni che, come sappiano, lo hanno portato ad essere l’alimento fondamentale per i friulani per una buona parte del secolo scorso. La situazione attuale è ben diversa, a parte vecchie e ottime varietà per polenta, coltivate ancora da qualche coraggioso agricoltore (soprattutto bio), il mais, assieme ad altre “commodity”, non ha più niente a che fare con la nostra alimentazione, ma nutre un mondo di animali allevati industrialmente ed è quindi parte di un sistema agroalimentare globale responsabile dei problemi sociali, ambientali e di salute che ci troviamo ad affrontare.
Ben venga quindi la spinta e il sostegno alla conoscenza, coltivazione, consumo dei migli a livello mondiale, ma anche in Friuli potrebbe trovare il suo spazio, visto che in alcune aziende biologiche è già da un po’ coltivato e collaudato con soddisfazione agronomica ed economica. Di facile coltivazione, richiede poca acqua rispetto agli altri cereali, meno fertilizzanti, resiste alla siccità ed ha un ciclo vegetativo breve, tutte caratteristiche che lo favoriscono in un clima che sta innegabilmente cambiando.
È un cereale quasi sconosciuto (qualcuno al massimo lo associa al mangime per gli uccellini), bambini e mamme più o meno giovani non lo hanno mai assaggiato e messo in tavola. Per il consumo umano è necessaria la decorticazione che però non compromette le caratteristiche qualitative del cereale, la parte scartata infatti, le glumelle, non contengono nutrienti interessanti per la nostra alimentazione. Che cosa c’è di buono? Ve lo anticipiamo velocemente, ma ritorneremo sull’argomento: privo di glutine, ricco in fibre e sostanze minerali quali ferro, magnesio, fosforo e silicio, vitamina A e del gruppo B, di facile digestione e dal sapore dolce e gradevole.
Che cosa volere di più?

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