Dagli ultimi dati statistici presentati dal Ministero a settembre, in Regione il settore del biologico coinvolge più di 1100 operatori, per una superficie coltivata di più di 21.000ha, ancora lontani dal famoso 25% di SAU al 2030 ma con una costante crescita negli ultimi 7 anni e con un balzo a due cifre percentuali negli ultimi due. Tra le colture più rappresentative della nostra Regione c’è il melo, soprattutto da consumo fresco ma anche da trasformazione in succo, sidro, aceto, frutti essiccati…
Ma è difficile coltivare il melo con metodo biologico?
Possiamo dire di no, che è anche relativamente facile…. ovviamente se si fanno le scelte giuste in termini di scelta della località, preparazione e gestione del suolo, costruzione dell’infrastruttura ecologica …
Dal punto di vista fitosanitario il cambiamento climatico sta alleggerendo il peso dei patogeni ma rendendo meno prevedibili i problemi legati agli insetti. Andiamo per ordine:
• la ticchiolatura la possiamo dare per gestibile, tra varietà resistenti e l’uso oculato del polisolfuro e del rame ce la si cava;
• l’oidio si può gestire con una certa tranquillità con zolfo e diversi nuovi induttori di resistenza e agenti di biocontrollo;
• la cimice rimane un problema ma in diminuzione, sia per l’uso delle reti, ma soprattutto grazie alla massiccia parassitizzazione da parte di diversi insetti, non solo la vespa samurai;
• l’afide lanigero è in aumento nel convenzionale, mentre in bio un buon livello di parassitizzazione da parte dell’Aphelinus mali, è una garanzia. Quest’anno le alte temperature d’inizio estate hanno fatto sì che la parassitizzazione iniziasse presto e fosse, di conseguenza molto efficace;
• la carpocapsa, sinora gestita con successo tramite principalmente la confusione sessuale, ora ha qualche incertezza legata al tipo di metodo e soprattutto di erogatore, ma diciamo che sono incidenti di percorso che vanno studiati ed affrontati;
• i funghi secondari, come le fumaggini, in anni come questo non sono un problema grazie all’andamento climatico, ma non bisogna abbassare la guardia.
Tutto bene allora? Ciò che preoccupa è il mercato, che si è fatto sempre più globale e, di conseguenza, imprevedibile e totalmente disgiunto da dinamiche locali e di fattori di qualità. Come al solito chi vende direttamente va meglio, ma la quantità di mele bio prodotte in Regione devono trovare anche altre strade, per percorrere le quali l’andar da soli non è sempre semplice né sicuro.
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