Vista la giornata di che cosa vogliamo dissertare se non di uova! Non quelle di cioccolato ma quelle di gallina e per giunta bio.
Colgo infatti l’occasione, per precisare alcune cose su che cosa significhi produrre uova con il metodo biologico, visto che spesso il tutto viene ridotto a “galline che mangiano mais bio”.
C’è molto di più e di più interessante: vero che gli animali allevati in bio devono mangiare bio, ma al contempo devono vivere secondo le proprie necessità etologiche, ovvero
• avere accesso all’esterno ogni volta che le condizioni meteo lo consentano. Per le galline ciò si concretizza in almeno 4m2 a capo di parchetto esterno, inerbito e preferibilmente diversificato con alberi e arbusti dove gli animali possano razzolare, fare i bagni di sabbia e mangiare pure gli insetti…. per loro è normale e salubre!
• Anche all’interno delle strutture, dove le galline passano la notte, le ore del mattino in cui depongono ed i periodi troppo freddi o troppo caldi, ci possono essere al massimo 6 galline a m2. L’area inoltre deve essere “arredata” con posatoi e nidi in adeguato numero. Tanto per fare un Tanto per fare un parallelo, le galline allevate in gabbia, che sono ancora più del 50% della produzione italiana, vivono in 13 su 1m²;
• negli allevamenti bio si spegne la luce di notte, nel senso che gli animali non possono essere sottoposti a condizione di luce continua;
• i gruppi di animali allevati non possono essere più numerosi di 3000 galline, numero che consente loro di riconoscersi e strutturare gerarchie sociali per l’accesso all’acqua e al cibo ed evitare che si azzuffino.
Animali cui è consentito un consono stile di vita si ammalano molto di meno, quindi alle galline bio non vengono somministrati farmaci come i coccidiostatici (o chiamateli antibiotici se volete), ovvero quelle sostanze che sono usualmente presenti nei mangimi degli avicoli convenzionali e che contribuiscono al preoccupante aumento dell’antibiotico-resistenza.
Alle galline bio non si possono inoltre somministrare aminoacidi di sintesi, quindi è la corretta composizione dei mangimi, composti da granelle di mais, orzo, pisello proteico, soia ecc. soprattutto in termini di proteine, che deve soddisfare le esigenze nutrizionali degli animali. Più diversità nella razione delle galline implica maggiore diversità nei campi, a tutto beneficio del territorio.
Molto importante in termini ambientali il fatto che almeno il 30% dell’alimentazione deve essere prodotta in azienda o nel territorio, evitando così i trasporti trans-oceanici. Sempre nello stesso senso va l’obbligo di distribuire le deiezioni delle galline solo su terreni bio, aziendali o in prossimità, con un carico massimo di 170kg N/ha. Detta in altri termini, l’allevamento bio di ovaiole non può essere il classico capannone senza terra.
Ci sono poi altre cose, come il divieto di tagliare il becco o le penne alle galline, il fatto che si stia lavorando sodo per trovare alterative all’eliminazione dei pulcini maschi… ma è tanta roba e difficile da spiegare nel nanosecondo in cui chi fa la spesa decide… ma ci abbiamo provato qui!
Auguri a tutti e per domani…. cercate di far rotolare solo uova bio su campi bio, a buon pro di ambiente, clima e salute!