Le oleaginose sono quelle piante dai cui semi si estrae olio, per lo più ad uso alimentare. Nel nostro contesto esse sono rappresentate dal girasole, dal colza ed anche dalla soia, benché la parte più interessante di quest’ultima sia la proteina. Il consumo di oli vegetali diversi dall’olio d’oliva è ben maggiore di quanto si pensi. Anche se non è frequentantissimo l’acquisto per uso in cucina, li acquistiamo e consumiamo in gran copia attraverso biscotti, grissini, crakers, crème spalmabili, budini e tanto altro. La conseguenza è che ce n’è una gran richiesta, opportunità che però a livello regionale facciamo fatica a cogliere.
Avrete notato come il girasole abbia goduto di un quinquennio di popolarità nelle nostre campagne ma sia ora pressoché scomparso, benché potesse essere una bella alternativa al mais. Negli ultimi due anni la predazione delle plantule appena germinate da parte di colombacci ed altri uccelli ne ha decretato il definitivo abbandono da parte degli agricoltori.
Ci sarebbe anche il colza, coltura invernale che può ben alternarsi con il frumento e l’orzo, a beneficio anche degli apicoltori. Quest’anno si sono notate le sue belle fioriture primaverili su ampie superfici, anche qui però i problemi non mancano e si chiamano meligete, punteruolo ed altri insetti, cosa che rende necessari diversi trattamenti insetticidi.
La soia l’abbiamo sempre considerata più una proteaginosa, ma la produzione di olio è altrettanto rilevante in termini di quantità, meno di valore, anche se oggi sono disponibili varietà con maggior contenuto di acido oleico, cosa che rende l’olio più pregiato e, auspicabilmente, con un maggior valore economico per gli agricoltori.
In biologico valgono più o meno le stesse considerazioni: fantastico il girasole, non fosse per i colombacci, il colza è una bella opzione ma contenere il meligete non è facile, sulla soia andiamo via tranquilli. Però il mercato del bio rimane più interessante per tutte queste produzioni ed anche per oli un po’ più di nicchia, che ben si adattano a produzioni in quantità limitata ma che valorizzano la provenienza locale ed anche le caratteristiche sensoriali e le valenze salutistiche, come il lino, la camelina, la canapa.
Abbiamo bisogno di provare sia colture diverse dal solito, come lino e camelina, varietà diverse, come la soia ad alto oleico ma soprattutto sistemi colturali diversi, come la consociazione con altre colture per sviare i colombacci piuttosto che togliere spazio alle malerbe e abbassare le popolazioni di meligete.
Al tema delle consociazione abbiamo già dedicato qualche riflessione in passato ed oggi (sarà merito della trasmissione?) ci sono diverse esperienze in corso in Regione, sia con le oleaginose che con leguminose da granella come cece, lenticchia e lupino ed altre colture meno frequenti come miglio e grano saraceno.
C’è molto da capire ed imparare ma i cambiamenti climatici, la necessità di ridurre la dipendenza da tutti quei fattori che richiedono tanta energia come i fertilizzanti, la meccanizzazione, il trasporto delle granelle per lunghe distanze, la volatilità dei mercati che rende sempre più precaria la posizione degli agricoltori, sono tutti elementi che ci devono spingere a cercare sistemi nuovi e non soltanto a mettere pietose pezze ad un sistema che non sta più in piedi.
Per chi fosse interessato, ne parleremo mercoledì 21 alle 18:00 presso I Colonos di Villacaccia di Lestizza e venerdì 30, alle 16:30 presso l’az. Servadei a Udine.