Estate difficile, che mette a dura prova agricoltori e allevatori, per motivi opposti a quelli dello scorso anno, ma comunque drammatici. Che fare? Nel breve metterci qualche toppa ma evidentemente anche cercare strategie di medio-lungo periodo per non ritrovarsi ogni anno in un guaio, diverso ed imprevedibile, ma pur sempre un guaio!
Per oggi parliamo delle toppe, visto che su strategie e alternative capaci di affrontare l’incertezza climatica abbiamo spesso disquisito.
Ovvio che quanto sto per dire vale nei casi in cui c’è ancora qualcosa da salvare, per le situazioni peggiori, e non sono poche, si può solo contare sui supporti che la Regione metterà a disposizione, che comunque non restituiscono il prodotto.
Per frutteti e vigneti danneggiati dalla grandine è importante effettuare al più presto un trattamento “cicatrizzante” con rame, magari addizionato con dell’estratto di propoli. Ci sono in commercio anche diversi prodotti biostimolanti che fanno più o meno lo stesso lavoro, si tratta di alghe, aminoacidi e peptidi ma anche altre molecole naturali come il chitosano. Oltre a facilitare la cicatrizzazione delle ferite, alcuni di questi stimolano anche la produzione di nuove foglie, quindi attenti se non è quello l’effetto desiderato.
Una precisazione sul rame: in biologico si può utilizzare al massimo 28 kg/ha nell’arco di 7 anni, quindi con una media di 4kg di rame metallico ad ettaro ad anno. Ma questa è la media, che nello specifico di ogni azienda viene calcolata sugli anni precedenti, fanno testo I registri di campagna. La scorsa stagione ci ha dato una mano a risparmiarne, quindi ce la possiamo fare! Attenzione che il regolamento è cambiato alcuni anni fa e non c’è nessun limite ulteriore ai 6kg/ha/anno oltre il quale si deve fare domanda di deroga alla Regione. Lo preciso perché in questa difficile annata stanno girando informazioni confuse e già la vita del viticoltore è complicata di suo….
Per l’orticoltura vale quanto appena detto per i prodotti cicatrizzanti ma può diventare più utile anche la funzione di stimolazione alla produzione di nuove foglie. Tuttavia si deve anche ragionare sull’opportunità di ripartire, se il danno è elevato, con nuovi trapianti, sia di colture estive (zucchine, cetrioli..) tenendo anche in considerazione la tendenza, negli ultimi anni, a prolungare la stagione calda, o almeno “abbastanza calda” oltre ottobre, cosa che consentirebbe di continuare a produrre anche oltre l’usuale periodo. Per contro, si può anche provare ad anticipare qualche trapianto di autunnali… ovvio che il successo dipenderà dalle temperature dei prossimi mesi, ma appunto, l’imprevedibilità regna!
Passando ai seminativi: chi ha sofferto di più è di certo il mais, che la grandine in alcune zone ha ridotto in condizioni tali da non poter far altro che terminare di trinciarlo e considerarlo un costoso sovescio. La soia, per conformazione e capacità di ricaccio può avere delle chances e ci sono i parametri per calcolarle (lascio il link per saperne di più
https://www.aiab.fvg.it/…/B-SEM-9_23-27-07-23-RevFT-2.pdf).
Che fare se la situazione non consente il recupero: sui seminativi si può considerare una tardivissima semina di soia, ovviamente con varietà a ciclo molto breve, ma anche a colture come miglio o grano saraceno o fagiolo dall’occhio o fagiolo mungo, una vigna insomma, ma dovete avere l’attrezzatura per gestirli e, soprattutto, la possibilità di valorizzarli commercialmente.
Gli allevatori che basano l’alimentazione delle proprie mandrie sulle foraggere e sul pascolo hanno pochi pensieri, chi conta sul silomais e sulle granelle patisce.
Nonostante le premesse e la situazione attuale auguro a tutti una buona estate e vi lascio con un consiglio di lettura che magari è una motivazione ulteriore a pensare alle strategie e non solo alle toppe da mettere quando il danno è fatto: l’uomo e la farfalla di Filippo Giorgi!