Un gran classico, seppur trascurato, il pisello

9.10.2023

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Dalla puntata del 08 ottobre 2023 di Vita Nei Campi di Rai Radio 1 del Friuli Venezia Giulia, l’intervento di Cristina Micheloni. Clicca QUI per ascoltare l’intera puntata.
Per la serie delle leguminose da granella, oggi è il turno di una specie ben nota ma altrettanto poco considerata: il pisello.
Sotto lo stesso nome includiamo le due tipologie d’uso che sottendono anche due tipologie di coltivazione:
• da un lato il pisello da uso fresco, che viene raccolto a maturazione lattea e consumato subito o conservato tramite surgelazione o appertizzazione (in vasetto, per capirci). A questa opzione appartiene anche il pisello mangiatutto o taccola, che si consuma con il bacello;
• dall’altro l’uso sia come alimento umano che zootecnico del seme raccolto già secco.
La prima tipologia d’uso, nel contesto regionale, vede la coltivazione quasi solo a livello di orto, con semina a fine inverno e raccolta verso giugno. Purtroppo anche gli orticoltori professionisti negli ultimi anni ne hanno ridotto molto le superfici perché…. Il consumatore non ha voglia di sbacellare piselli! Peccato, è una delizia che ci traghetta nell’estate ed anche l’atto di scosolare cesarons ha la sua apprezzabile dimensione Zen.
La seconda tipologia d’uso si basa su una coltura seminativa al pari di frumento o soia, nel senso che è completamente meccanizzata e si raccoglie con la mietitrebbia, quindi su ampie superfici. La destinazione d’uso può essere mangimistica (nel senso che è un’ottima fonte proteica per polli, galline, suini e pure per i bovini) ed anche alimentare (no polli ma umani): avete presente i sacchettini con i piselli spezzati o la parte “verde” di quelli con il misto di legumi? Ecco, quello è il loro utilizzo, prioritariamente per zuppe e minestroni.
In entrambi i casi si tratta di Pisum sativum, pianta che bene cresce su terreni sciolti e ben drenati, con pH tra 6 e 7,5. Il calcare attivo deve essere inferiore al 10% altrimenti possono esservi carenze nutritive. Teme il ristagno idrico.
La semina, mi riferisco al pisello proteico da raccolta secca, può essere effettuata sia in autunno, verso novembre, o a fine inverno, verso febbraio. Le semine di febbraio comportano, in generale, maggior resistenza agli afidi e all’oidio, però molto dipende dall’andamento meteo. La semina autunnale ha il vantaggio di arrivare prima a maturazione e quindi da un lato sfuggire a colpi di calore e siccità, dall’altro libera prima il campo per le colture a seguire.
Come tutte le leguminose si arrangia con l’azoto ma necessita di potassio. La competizione delle malerbe è un fattore di cui tenere ben conto, quindi opportuno aumentare del 10% la quantità di seme per potersi concedere qualche strigliatura in più, la prima da effettuarsi alla seconda/terza foglia vera.
Il tallone di Achille della coltura del pisello è la suscettibilità all’allettamento nelle ultime fasi prima della raccolta, soprattutto in caso di pioggia e vento. A ciò si può ben ovviare con la consociazione con cereali autunno vernini come l’orzo o il frumento. Il tutto può essere poi raccolto assieme e usato tal quale oppure separato.
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