Prosegue la serie delle leguminose da granella ad uso umano e questa volta tocca alla fava (Vicia faba). Largamente coltivata e mangiata in Friuli prima che sua maestà il fagiolo arrivasse dalle Americhe, è poi lentamente andata quasi scomparendo. Molti la considerano una specie “esotica” o di recente coltivazione in Regione, ma non è affatto così! Sta riconquistando qualche orto e l’attenzione di chi sa che cosa sono le cose buone, soprattutto grazie a chi viene dalle Regioni del Sud e ne ha più fresca memoria. E comunque c’è un eccellente testimonianza di lunga tradizione a Sauris!
E’ una delizia consumata fresca, anche cruda… un po’ di lavoro per toglierla di bacelli e togliere anche la cuticola (amara) del seme… ma con pecorino, pepe e un giro d’olio ne vale la fatica! Tradizionalmente però l’uso più comune è da essiccata, per lo più in zuppe e minestre, più recente l’uso per creme o risotti e paste. Si narra che anche la polenta, prima che il mais arrivasse a braccetto con il fagiolo, avesse talvolta una tonalità verdolina, proprio perchè le fave venivano utilizzate anche lì, in miscuglio con cereali. In anni recenti si conserva in congelatore.
Passiamo alla coltivazione considerandola una specie da orto, quindi da coltivare su piccoli appezzamenti e da raccogliere a mano, da fresca o da secca (l’essiccazione va comunque terminata dopo la raccolta). La semina avviene verso novembre se durante l’inverno le temperature si mantengono sopra lo zero o a febbraio nel caso di climi più freddi. Quindi in Regione è ragionevole puntare alle semine di fine inverno, ma vista l’imprevedibilità delle stagioni una piccola prova da seminare tra qualche settimana non la disdegnerei, mal che vada la riseminate a primavera. Seminandola ora si anticipa di un bel po’ la raccolta, schivando anche il rischio delle temperature troppo elevate in fioritura. Insomma: può valerne la pena! Non è esigente in termini di nutrienti e richiede solo un terreno ben drenato. Il seme è bello grosso e va seminato a circa 6cm di profondità, su file che distino almeno 60cm e distanziandole, sulla fila, di 15-20cm. Si può anche scegliere la semina a postarelle, ovvero a gruppi di 3-4 fave per buchetta.
Per germinare ha bisogno di un po’ di acqua dopo la semina, quindi se il terreno rimane asciutto bisogna pensare ad irrigare. Con la semina autunnale non si pone generalmente il problema, però teniamolo presente. Anche durante la bella stagione, in caso di siccità, un po’ d’acqua va assicurata, altrimenti il numero e la dimensione dei semi ne risente.
Da primavera in poi sviluppa una bella massa vegetale, arrivando anche al metro e mezzo di altezza: per avere dei semi di buone dimensioni è opportuno cimare le piante quando iniziano a formare i bacelli. Non ha avversità particolarmente aggressive, se non qualche afide che può comparire a inizio primavera. In tal caso di può ricorrere a qualche trattamento con saponi molli o piretro o azadiractina. Però se sta nell’orto e la dimensione dell’appezzamento è limitato… si può anche “lavare” manualmente, ponendo attenzione all’inizio delle infestazioni, quando in pochi minuti si possono eliminare.
Dal punto di vista nutrizionale, oltre ad un buon 30% di proteina, nel caso dei semi secchi, le fave assicurano diversi minerali, tra cui potassio, magnesio e ferro. Molto interessante anche il contenuto in vitamine, tra cui vit. C e diversi folati. Attenzione però che la cottura le riduce drasticamente, motivo in più per gustarle crude. Solo per completezza cito l’allergia legata alle fave, ovvero il favismo, che è abbastanza diffuso in Sardegna e nelle regioni del Sud, ma non qui, comunque facciamoci attenzione.
Insisto sul provare a seminarle in autunno anche in Regione, se le cose vanno bene saranno i primi legumi che potrete gustare in primavera, anche prima dei piselli!